di Peter A. Lindemann, D.Sc.
Prefazione
Fin da quando mi sono
imbattuto nel lavoro di Edwin Gray più di un quarto di secolo fa, ho
tentato di chiarire il mistero
di come egli produceva
free energy.
Solo recentemente sono
emerse informazioni sufficienti, tali da permettermi finalmente di
mettere insieme tutti gli indizi
e di giungere ad una
conclusione definitiva.
In “The Free Energy
Secrets of Cold Electricity” (I segreti free energy dell’elettricità
fredda), condivido questa odissea
di 27 anni e la
conoscenza che è scaturita lungo il percorso.
Edwin Gray scoprì che la
scarica di un condensatore ad alta tensione potrebbe essere indotta a
rilasciare uno scoppio
elettrostatico enorme e
radiante.
Questo picco di energia
veniva prodotta dal suo circuito e catturata in uno speciale
dispositivo che il sig. Gray chiamava
il suo “conversion
element switching tube” (tubo di commutazione e conversione).
La forma fredda, e che
non dava scossa, di energia che proveniva da questo tubo di
conversione, forniva energia per tutte
le sue dimostrazioni,
apparecchi e motori, oltre a ricaricare anche le sue batterie.
Il sig. Gray definiva
questo processo “separazione del positivo” (splitting the positive).
Queste affermazioni
erano incomprensibili; anche perché Gray non rivela niente circa le
condizioni che il circuito
doveva creare per
produrre tale effetto.
Questo era il mistero e
lo è stato fino a quando non ho correlato gli indizi di Gray con
un’analisi di Gerry Vassilatos,
pubblicata nel 1996, che
descriveva minuziosamente il lavoro sperimentale di Nikola Tesla negli
ultimi anni del 1880,
iniziando a mettere a
fuoco il quadro della situazione.
Questi esperimenti
portarono alla scoperta di quella che Tesla definiva “energia radiante”
e allo sviluppo della sua
“Trasmittente
moltiplicatrice” (o anche “Trasmettitore di amplificazione”).
Questo materiale era
l’indizio che svelava il mistero di Gray.
Un esaustivo confronto
fra i sistemi a “elettricità fredda” di Gray e i sistemi di Tesla ad
“energia radiante”
porta alla ragionevole
conclusione che queste due scoperte sono una e sono la stessa.
Finalmente, sotto questa
luce, gli schemi del circuito di Gray sono “corretti” e tutte le
omissioni sono colmate.
Credo che qui siano
fornite abbastanza informazioni, tali da permettere a chiunque sia
interessato alla ricerca della
free energy di
riprodurre questi effetti dell’“elettricità fredda” con delle
attrezzature relativamente semplici.
Spero che migliaia di
ingegneri e di sperimentatori cominceranno ora a pensare di riprodurre
ciò, che è il
“filone madre” degli
effetti della free energy.
Molte persone mi hanno
dato un contribuito e dei pareri inestimabili durante questo mio
viaggio, e desidero ringraziarli
profondamente.
A Tom Valentine, per
l’intraprendente ricerca sulla storia di Ed Gray, per il suo eccellente
e accurato servizio,
per aver mostrato le sue
fotografie straordinariamente rivelatrici, e per la sua eccezionale
generosità nel
rendermi disponibile il
suo intero archivio.
Niente di questo sarebbe
avvenuto senza il suo contributo.
A Eric Dollard, per
essere stato il primo di questa generazione a capire veramente il
lavoro di Nikola Tesla
sulle correnti ad
impulso, e per aver ripetutamente dimostrato questa conoscenza con un
apparato sperimentale.
A Gerry Vassilatos per
aver brillantemente articolato e riportato accuratamente la storia
delle scoperte di Tesla,
e a David Hatcher
Childress, l’editore del libro di Gerry, per avermi dato una
straordinaria e ampia libertà
nel citare ampie parti
di questo libro.
Al più recente Bruce
DePalma, per avermi insegnato come riflettere sulla fisica – il modo in
cui le cose sono realmente.
A Trevor Constable, per
aver tolto dalla mia testa tutti i dubbi sulla reale esistenza
dell’Etere, e per aver inseguito
implacabilmente la sua
applicazione pratica per il miglioramento dell’umanità.
A Tom Brown, per avermi
presentato a molte di queste persone, e per aver allargato i miei
orizzonti in innumerevoli modi.
Ad Alison Davidson, per
avermi permesso di usare l’immagine a colori della scarica eterica
della trasmittente
moltiplicatrice di Eric
Dollard, fotografata all’“Integration” nell’estate del 1986.
A Dorothy O’Connor e a
Jacqueline Lindemann, per la loro assistenza nell’editare questo libro.
Ed infine, ovviamente,
un ringraziamento ad Edwin V. Gray, Sr. e Dott. Nikola Tesla che,
dopo tutto, scoprì
questa straordinaria tecnologia.
Peter A. Lindemann,
Dottore in Scienze
Dicembre 2000
"Quando la grande verità verrà accidentalmente
rivelata e poi confermata empiricamente, cioè quella che questo
pianeta,
con tutta la sua immensità spaventosa, è per le
correnti elettriche virtualmente nient’altro che una piccola sfera di
metallo, e da questo fatto ne deriveranno tante
opportunità per noi, ognuna delle quali supererà l’immaginazione e avrà
conseguenze incalcolabili; quando sarà
inaugurato il primo progetto e verrà mostrato che un messaggio
telegrafico,
segreto e inafferrabile quanto può essere il
pensiero, verrà trasmesso a qualsiasi distanza terrestre,
che il suono della voce umana con tutte le sue
intonazioni e le sue inflessioni, riprodotto fedelmente e
immediatamente,
verrà trasmesso sino a qualsiasi altro punto del
globo, che l'energia di una cascata sarà disponibile per produrre luce,
calore o forza motrice dovunque - su mare o
terra o in aria - l'umanità sarà come un mucchio di formiche agitato
con un
bastoncino: vedremo il caos arrivare!”
…Nikola Tesla, 1904
Primo
articolo tratto dal “The National Tattler”
Il
mistero di Edwin Gray
Il
mio interesse per la free energy iniziò nell’estate del 1973 quando
presi per la prima volta il National Tatter.
In
un articolo scritto dal reporter Tom Valentine (figura 1), il titolo
era: “Uomo crea motore che non consuma carburante;
l’invenzione
potrebbe cambiare la storia a partire dal 1984”.
Beh,
ero giovane e ingenuo, ma ero sicuro di non aver mai visto un titolo di
giornale come quello prima di allora.
L’articolo
continuava dicendo:
Un
inventore californiano ha trovato il modo di creare energia elettrica
senza limiti senza usare carburante, potenzialmente
la
più grande scoperta nella storia dell’umanità.
Edwin
Gray, Sr., 48 anni, ha realizzato apparecchi funzionanti che potrebbero
alimentare ogni auto, treno, camion, barca ed aeroplano,
che
si muoverebbe su questa terra perpetuamente; apparecchi che potrebbero
riscaldare, raffreddare e servire ogni casa
americana
senza costruire nessuna linea di trasmissione; che potrebbero fornire
energia senza limiti nel poderoso sistema
industriale
della nazione per sempre, e fare tutto senza creare una singola
briciola di inquinamento.
Dopo
diversi paragrafi dedicati a tali argomenti, come ad esempio ad aumenti
di capitali e al cercare di mettere insieme un
gruppo
di lavoro, l’articolo continuava descrivendo due test molto
interessanti che lo scrittore dell’articolo
vide
personalmente nel laboratorio di Gray a Van Nuys, in California,
assieme a molti altri scienziati:
Al
Tattler fu data una esauriente dimostrazione sui metodi “impossibili ma
veri” di Gray per usare l’elettricità.
La
prima dimostrazione provò che Gray usa una forma totalmente differente
di corrente elettrica – una forma dell’energia
potente
ma “fredda”.
C’era
una batteria di automobile da 6 volt sul tavolo. Dei fili piombati
partivano dalla batteria verso una serie di
condensatori,
che sono la chiave della scoperta di Gray.
Il
sistema completo era collegato a due elettromagneti, ognuno del peso di
una libbra e un quarto (circa 550 grammi NdT).
“Ora,
se tu provassi a caricare quei due elettromagneti con il succo di
quella batteria e fargli fare quello che sto per
fargli
fare, prosciugheresti la batteria in 30 minuti e i magneti
diventerebbero estremamente caldi” spiegò Gray.
“Voglio
che tu veda cosa accade”. Non appena Fritz Lens attivò la batteria, un
voltometro aumentò gradualmente
fino
a 3000 volts.
A
quel punto, Gray chiuse un interruttore e si udì un forte rumore
scoppiettante.
Il
magnete superiore fu scagliato in aria con una forza tremenda e fu
afferrato da Richard Hackenberger.
Un’eccezionale
scossa elettrica aveva spinto il magnete in aria per più di due piedi
(60 cm NdT) ma il magnete rimase freddo.
“La
cosa stupefacente” disse Hackenberger “è che stato usato solo l’1%
dell’energia – il 99% è tornato alla batteria”.
Gray
spiegò “La batteria può durare per molto tempo perché la maggior parte
dell’energia ritorna ad essa.
Il
segreto per far questo è nei condensatori e nell’essere in grado di
“separare il positivo”.
Quando
Gray disse “separare il positivo”, le facce di due fisici di tutto
rispetto fecero una smorfia di perplessità.
(Normalmente
l’elettricità è composta da particelle positive e negative, ma il
sistema di Gray è capace di usare le une
o le
altre separatamente ed efficientemente).
Tom
Valentine descrisse poi la seconda dimostrazione mostrata nella
fotografia 2.
Gray
mostrò a questo reporter del Tattler una piccola batteria per motocicli
da 15 amp.
La
batteria era collegata a un paio dei suoi condensatori, che a turno
furono collegati ad un pannello di prese.
Mosse
l’interruttore e la piccola batteria mandò una carica ai condensatori.
Poi
collegò (alle prese della ciabatta) 6 lampadine a incandescenza da 15
watt l’una con cavi singoli, una televisione
portatile
funzionante a 110 volt e due radio.
Le
lampadine brillarono luminosamente, la televisione si mise in funzione
ed entrambe le radio suonarono a tutto volume,
eppure
la piccola batteria non si scaricava.
“Non
potresti mai ottenere tutta questa corrente da quella batteria in
circostanze ordinarie” disse Gray.
Edwin Gray mentre dimostra il suo Circuito
“Questa è
la cosa più stupefacente che abbia mai visto” esclamò C.V. Wood Jr.,
presidente della McCulloch Oil Corporation,
presente
anch’egli alla dimostrazione.
Cominciò
a cercare intorno eventuali prese nascoste sul muro.
“Posso
provare che ciò non è alimentato da nessuna presa a muro” disse Gray.
Una
lampadina da 40 watt, avvitata in un comune alloggiamento fu collegata
al pannello alimentato dal sistema di Gray.
La
lampadina si accese, poi Gray la lasciò cadere in un cilindro riempito
d’acqua.
“Che
cosa sarebbe accaduto se questa ora ricevesse comune energia
elettrica?” domandò Gray, mentre metteva la sua mano
nell’acqua
con all’interno la lampadina accesa.
“Verresti
folgorato e quella cosa avrebbe scoppiettato e sfrigolato fino a quando
non avessi tenuto il dito
nell’acqua
con la luce.
Nessuna
scossa elettrica, “Signori, questa è una nuova manifestazione
dell’elettricità”, disse Hackenberger.
Beh,
questa fu letteralmente la cosa più stupefacente che avessi mai letto
in un giornale.
Ne
ero completamente rapito. La settimana successiva presi il secondo
articolo della serie, intitolato: “Motore Elettrico
miracoloso
senza Carburante può far risparmiare 35 miliardi di dollari all’anno
sul conto della benzina”.
Era
incentrato su nuovo sorprendente tipo di motore elettrico che
funzionava grazie al sistema di Gray:
Il
motore EMA, silenzioso e non inquinante, ricicla la sua stessa energia
e può funzionare indefinitamente.
Il
prototipo di Gray è alimentato da 4 batterie da 6 volt che “si
usureranno prima di esaurirsi”.
La
stessa energia ‘fredda’ che respinge i magneti, fissata ad un volano,
fa funzionare il motore.
Hackenberger,
uno specialista di elettronica, spiega “Nel nostro circuito viene
prodotta una serie di picchi
di
energia ad alto voltaggio.
Queste
unità di energia vengono trasferite ad un’unità di controllo che agisce
all’incirca come uno spinterogeno in
un
motore a combustione interna.
Ogni
volta che un magnete è caricato, la maggior parte dell’energia viene
riciclata tornando alle batterie senza
che
ne venga persa.
Tom
Valentine con lampadina “fredda” in acqua
Nello stesso periodo, su un giornale chiamato
“Esplorare l’ignoto” (Probe The Unknown) uscì un altro articolo scritto
da
Jack Scagnetti e intitolato “Il motore che va da
sé”.
Egli presentò informazioni molto simili a quelle
contenute negli articoli di Tom Valentine.
Gray descrive il funzionamento del suo motore
EMA come simile al ricreare il fulmine:
Richard Hackenberger, vice presidente in
Ingegneria per la EVGray, spiega come funziona il sistema del motore
EMA.
“L’energia proveniente da una sezione ad alta
tensione è spinta attraverso un sistema di circuiti elettrici per
produrre
una serie di picchi di energia ad alto
voltaggio.
I picchi sono trasferiti ad una unità di
controllo, che a sua volta fa funzionare l’unità motore principale”.
“Mentre ciò avviene, il sistema di
riciclo/rigenerazione sta ricaricando la batteria con impulsi da 60 a
120 amp”.
Questi parecchi articoli di giornale catturarono
totalmente la mia immaginazione.
Poco più tardi, mio fratello ed io scrivemmo
alla EVGray Enterprises a Van Nuys, in California, esprimendo il nostro
interesse e desiderio di avere maggiori
informazioni.
Ricevetti la seguente lettera nell’ottobre 1973:
“Egregio Sig. Lindemann: vorrei ringraziarla per il mostrare un tale
interesse nell’EVGray Enterprises Inc. e per
aver speso del tempo per scriverci.
Ho mandato una lettera anche a suo fratello.
Ma per la nostra sicurezza, non le possiamo
fornire alcuna informazione sul motore o sulla nostra compagnia”.
Inutile dirlo, questo fu estremamente
spiacevole.
Così, riluttante, misi da parte gli articoli di
Valentine e Scagnetti e la lettera della EVGray in un archivio,
che alla fine crebbe diventando la mia
estesissima ricerca sull’argomento della “Free Energy”.
Secondo articolo tratto dal The National Tattler
Articolo tratto da Probe The Unknown
Lettera dalla EVGray Enterprises
Copertina del NewsReal Magazine
Sfortunatamente, non lessi più niente su Edwin
Gray per i successivi due anni.
Tuttavia, nel 1977 mi imbattei in un altro
articolo di Tom Valentine su un numero di una rivista chiamata NewsReal
dedicata alle invenzioni soppresse.
Valentine scrisse a proposito di un’ampia
varietà di argomenti, dall’ottenere carburante dal carbone,
all’ottenere la
benzina dall’acqua, agli aeroplani che non vanno
in stallo, e ad altre stupefacenti invenzioni.
C’era incluso un aggiornamento su Edwin Gray
intitolato “EMS – Energia elettronica che potrebbe cambiare il quadro
del
potere economico mondiale”.
In questo articolo, Edwin Gray dice:
“Ricordo di aver preso la scossa quando afferrai
un condensatore carico posato sul tavolo da lavoro.
Questo semplice fatto non me lo scorderò mai.
Poi, osservai del personale governativo che
stava testando il primo radar oltre il fiume Potomac.
Mi è rimasto in mente quando uno di questi
uomini lo spiegò come un “impulso che esce, impulso che torna
indietro”.
E sono sempre stato un patito di temporali,
guardavo i fulmini per ore, notai che apparivano tanto più forti quanto
più
erano vicini a terra e, ovviamente, conclusi
solo che la maggior presenza d’aria aveva qualcosa a che vedere con
tale fenomeno.
Questi tre principi, più un grande segreto per
generare e miscelare elettricità statica, costituiscono il motore EMS
di Gray”.
Più avanti nell’articolo:
“Non c’è motore come questo al mondo” disse il
Dr. Chalfin al gruppo.
“I motori elettrici ordinari utilizzano corrente
in maniera continua e assorbono costantemente energia.
In questo sistema l’energia è utilizzata solo
durante una frazione di un millisecondo.
L’energia non usata ritorna ad una batteria
accessoria per il riutilizzo”.
“Funziona a freddo” aggiunse il Dr. Chalfin,
mettendo la sua mano sul motore.
“Non c’è perdita di energia nel sistema”.
Il primo brevetto di Gray, emesso nel giugno
1975, era intitolato “Motore elettrico a scarica di condensatore a
impulsi”
(Pulsed Capacitor Discharge Electric Engine).
Ne ricevetti una copia nel 1978, é un brevetto
piuttosto esteso, con 18 pagine, 19 illustrazioni e 18 rivendicazioni.
Descrive un motore che viene fatto funzionare da
condensatori che si scaricano attraverso elettromagneti opposti
l’uno all’altro.
Articolo tratto dal NewsReal Magazine
Pagine del brevetto del
motore di Gray
Ma
scoprii abbastanza presto che se si prova a costruire questo motore in
base ai principi indicati nel brevetto, questo non fa niente di quello
che viene descritto negli articoli di Tom Valentine. Infatti, non
produce affatto una forma fredda di elettricità. Se ti capitava di
metterti sul percorso della scarica di questi condensatori, saresti
sicuramente stato scaraventato da una parte all’altra della stanza. Per
di più, la quantità di energia che potrebbe essere riciclata da questo
arrangiamento è insignificante se paragonata a quella di cui parla Gray
in quegli articoli. Fu abbastanza chiaro per me che, nonostante il
fatto che questo brevetto proteggeva il progetto specifico del motore,
non rivelava la tecnica del suo funzionamento.
Sin
dall’inizio ero sempre stato più interessato al “circuito a stato
solido”. Compresi che la produzione di elettricità fredda non aveva
proprio niente a che fare con il motore e che il motore era una cosa
secondaria. Dopo tutto, quando Gray faceva saltare i magneti con
l’elettricità fredda e funzionare la TV e le lampadine con
l’elettricità fredda, non aveva bisogno del motore. Intuitivamente,
sapevo fin dal principio che la chiave per svelare il segreto della
scoperta di Gray era nel tentativo di capire completamente il suo
circuito a stato solido. Comunque, le risorse che avevo raccolto fin
qui erano insufficienti nel migliore dei casi e, sul finire degli anni
70, avevo quasi esaurito tutte le informazioni che erano disponibili su
questo argomento.
Durante
gli ultimi anni 80, avevo sentito solo delle voci secondo cui Gray
stava continuando il suo lavoro, ma tutto quello che potevo realmente
constatare era che su di lui non c’erano più articoli, notizie o
qualsiasi altra cosa sull’argomento.
Verso
la metà degli anni 90, tuttavia, un mio compagno di ricerca mi disse
che aveva sentito che Gray aveva pubblicato altri brevetti e ciò mi
affascinò completamente. Questi nuovi brevetti avrebbero potuto
contenere le risposte che stavo cercando? Non lo sapevo con certezza,
ma sapevo che avevo bisogno di procurarmi questi documenti.
Sfortunatamente il mio amico non li aveva, e non sapeva nemmeno quali
erano i numeri dei brevetti. Così, ancora una volta, la mia ricerca
sull’elettricità fredda di Edwin Gray giunse in un vicolo cieco, almeno
ancora per qualche anno.
Nel
giugno del 1999, mentre stavo visitando su internet la IBM
Intellectual Property Network (ora si chiama Delphion
Intellectual Property Network) notai che il motore di ricerca
all’interno del database dei brevetti era stato recentemente
aggiornato, così era possibile effettuare una ricerca e restringerla al
solo campo degli Inventori. Inserendo “Gray” nella ricerca, il sistema
cercava tra tutte le parole contenute in tutti i brevetti dal 1971 in
poi, e si ottenevano tanti di quei risultati che era impossibile
esaminarli tutti. Ora invece potevo inserire “Gray Edwin” nel campo
“inventori” di questo motore di ricerca appena aggiornato. E guarda un
po’, 30 secondi dopo sul mio schermo comparvero i numeri di altri due
brevetti che erano stati depositati da Edwin Gray. Ero estasiato!
Prima
pagina del brevetto del circuito di Gray
La
figura mostra il primo di questi brevetti intitolato “Alimentatore
efficiente adatto per i carichi induttivi” (Efficient Power Supply
Suitable for Inductive Loads) pubblicato nel giugno 1986. Capire questo
brevetto sarà il primo obiettivo di questo libro.
L’altro
brevetto intitolato “Tubo di commutazione e conversione elettrica
efficiente adatto per i carichi induttivi” (Efficient Electrical
Conversion Switching Tube Suitable for Inductive Loads) fu pubblicato
approssimativamente dieci mesi dopo il primo, nell’aprile 1987.
Questi
due brevetti sono strettamente connessi e sono quasi identici. Uno di
questi descrive il circuito che comanda il tubo di conversione e
l’altro descrive il tubo di conversione stesso. Circa l’80% delle
espressioni in entrambi i brevetti è identico.
Prima
pagina del brevetto del tubo di conversione di Gray
La
prossima figura mostra il diagramma del circuito del primo. Avevo
cercato questo diagramma per 26 anni, e finalmente ebbi un’opportunità
di capire cosa stava facendo Gray. Ero sicuro del fatto che stavo
osservando le basi dei suoi circuiti ad elettricità “fredda”, ma Gray
teneva ancora le sue carte vicino al petto.
Leggendo
il diagramma non era chiaro come si comportavano questi componenti, o
cosa facessero o perché. Più studiavo il testo, che è relativamente
breve se paragonato al brevetto del motore, più capivo che stavo
guardando qualcosa che per me era veramente molto esotico.
Intuitivamente,
sentivo che avevo tutti i pezzi, ma non sapevo ancora come come unirli,
e non sapevo a cosa corrispondesse il quadro reale. Perché questo
circuito era in grado di creare free energy? Di nuovo, c’erano
veramente ancora troppe incognite.
Fui
rincuorato, comunque, da diversi interessanti riferimenti espressi nel
brevetto. Per esempio, in una piccola sezione, Gray afferma:
In
questo documento è svelato un sistema di trasmissione elettrica
(electrical driving system) che, in teoria, convertirà energia
elettrica a basso voltaggio da una sorgente, come ad esempio una
batteria per l’accumulazione elettrica, in un impulso di energia ad
alto potenziale e alta corrente, in grado di sviluppare una forza
lavoro all’uscita induttiva del dispositivo che è più efficiente di
quella che è in grado di essere sviluppata direttamente dalla fonte di
energia.
Questa
dichiarazione può sembrare un po’ oscura, ma attualmente per quel che
mi riguardava, era un modo piuttosto abietto di dire “free energy”.
“Schema” del Circuito
di Gray
Più avanti dice:
Questo
sistema realizza i risultati sopra dichiarati imbrigliando l’energia
‘elettrostatica’ o ‘impulsiva’ creata da una scintilla ad alta
intensità, generata all’interno di tubo commutatore e di conversione
elettrica costruito appositamente. Questo elemento utilizza un anodo a
basso voltaggio, un anodo ad alto voltaggio, ed una o più griglie
elettrostatiche o ricevi-carica. Queste griglie sono di dimensione
fisica (are of a physical size), e posizionate appropriatamente in modo
da essere compatibili con la dimensione del tubo, ed quindi sono
strettamente in relazione con la quantità di energia che deve essere
anticipata quando l’apparecchio è in funzione.
Mentre continuavo a leggere questo brevetto, fui
colpito dai componenti #42, #44, e #46. Il brevetto afferma:
Un
dispositivo di protezione dello spinterometro, 42, è incluso nel
circuito per proteggere il carico induttivo e gli elementi di
rettificazione da correnti di scariche eccessivamente potenti. Se i
potenziali all’interno del circuito superassero i valori prestabiliti,
determinati dalla grandezza meccanica e dalla distanza degli elementi
all’interno del dispositivo di protezione, l’eccesso di energia sarebbe
disperso (bypassato) dal dispositivo di protezione al comune
(collegamento elettrico di terra) del circuito… i diodi 44 e 46
bypassano l’energia eccessiva generata quando il tubo di commutazione e
conversione è azionato.
Così
qui abbiamo 3 elementi, #42, #44 e #46 in questo circuito, che sono
appositamente progettati per accumulare l’eccesso di energia quando il
tubo si accende! Ciò che questo suggerisce è che c’è la possibilità che
venga prodotta così tanta energia qui da poter danneggiare il resto del
circuito. Certamente ciò era abbastanza promettente, ma non riuscivo
ancora a capire veramente quale fenomeno avrebbe creato queste
condizioni – o perché. Mi appariva definitivamente chiaro, tuttavia,
che Gray si aspettava che accadesse qualcosa di estremamente “grande”
mentre il tubo di commutazione e conversione si accendeva.
Ero
convinto di aver scoperto il segreto del dispositivo, ma non riuscivo
ancora a comprendere realmente cosa stavo osservando. Avevo bisogno di
una “Stele di Rosetta” – qualcosa che avrebbe tradotto tutte queste
incognite in un contesto comprensibile.
Fortunatamente
lo trovai. Quella Stele di Rosetta era un libro intitolato: “I segreti
tella tecnologia della guerra fredda: il progetto HAARP e oltre”
(Secrets of Cold War Tecnology: Project Haarp and Beyond), scritto da
Gerry Vassilatos nel 1996 e attualmente disponibile attraverso
Adventures Unlimited Press (figura 14). Nel capitolo 1, intitolato
“Nikola Tesla e l’Energia Radiante”, Vassilatos racconta di quei giorni
entusiasmanti del 1890 circa, quando Nikola Tesla sta sviluppando gli
esperimenti che portano all’invenzione della sua trasmittente
moltiplicatrice. È un lavoro stupefacente, e consiglio caldamente di
procurarvi e di leggere l’intera pubblicazione. Tuttavia, per il fine
di questo libro, i seguenti passi estratti dal Capitolo I sveleranno
non solo un’affascinante storia della scoperta, ma, cosa più
importante, offriranno le basi per la piena comprensione della
strabiliante trasmittente moltiplicatrice di Tesla e, successivamente,
la sua connessione con il circuito ad “elettricità fredda” di Edwin
Gray.
I segreti della
tecnologia della guerra fredda: il Progetto HAARP e oltre
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