L’energia
talassotermica, tesoro da strappare agli oceani
Se l'energia proveniente dagli
oceani fosse convertita in energia elettrica, si potrebbe sopperire al
fabbisogno del pianeta.
Fonte: Alessandro Bruzzi
Se
meno di un decimo dell’1% di tutta l’energia solare intrappolata degli
oceani fosse convertita in energia elettrica, si potrebbe sopperire al
fabbisogno energetico di 20 volte l’energia totale consumata dagli
Stati Uniti ogni giorno. Ma come fare? Quale tecnologia serve per
estrarre energia dall’acqua?
Il
laboratorio nazionale USA per l’energia rinnovabile stima che l’energia
talassotermica (sotto il nome di Ocean Thermal Energy Conversion)
potrebbe essere una delle fonti rinnovabili più economiche e estese da
sfruttare.
Il
principio dell’energia talassotermica, ad oggi ancora poco conosciuta e
diffusa, si basa sulla differenza di temperatura tra l’acqua in
superficie e quella in profondità ma è necessaria una differenza di
temperature di almeno 20 gradi affinchè il sistema possa funzionare. Il
funzionamento si basa su un ciclo di alternanze termiche che permettono
di far evaporare un liquido (nel ciclo chiuso spesso viene utilizzata
l’ammoniaca mentre in quello aperto l’acqua stessa) e di creare quindi
un aumento di pressione permettendo alle turbine di girare e produrre
energia. Il vantaggio conseguente all’utilizzo del ciclo aperto deriva
dall’evaporazione dell’acqua di mare che scinde il sale e produce acqua
utilizzabile per usi domestici, agricoli o commerciali. E l beneficio è
garantito 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno a differenza delle
altre energie rinnovabili come sole o vento.
Il
primo prototipo fu creato nel 1881 e da allora sono state condotte
numerose ricerche, soprattutto a cavallo tra gli anni 70 e 90, per
ottimizzare un l’efficienza di un rendimento molto basso (compreso tra
il 1 e il 3%) ma economicamente già interessante grazie alle
caratteristiche intrinseche di questa fonte rinnovabile. Nonostante le
prime difficoltà, secondo le ultime ricerche si dovrebbe poter arrivare
a un’efficienza degli impianti pari al 6-7%.
Tutti
gli esperimenti sono stati effettuati finora con impianti di piccola
dimensione in quanto il più grande problema sinora riscontrato risiede
nelle perdite e nella pressione generata dal tubo che scambia l’acqua
calda/fredda fino a 800-1000 metri di profondità. Il potenziamento
degli impianti non sarà cosi semplice e dai test degli ingegneri
indiani del National Instituite of Ocean Technology le attuali
prospettive di produzione non superano al momento i 5-10MW.
Conferma
di questo è il nuovo progetto in consegna per il 2011 nell’isola di
Diego Garcia, situata nell’oceano indiano, che garantità 8 MW di
energia elettrica e 5 milioni di litri di acqua potabile al giorno.
Nell’ingrandimento
del modello produttivo è necessario affrontare anche altri problemi
come la gestione delle alghe che potrebbero intasare gli scambiatori di
calore e la durata dei materiali, sottoposti a grande sforzo dall’acqua
salata e oggetto di possibili corrosioni. Ecco perché si stanno
sperimentando nuove tecnologie per ottimizzare la resa dei materiali:
il dipartimento americano dell’energia (DOE) ha concesso fondi di
ricerca per sviluppare nuove tubature in fibra di vetro più resistenti
alle grandi difficoltà in ambiente marino: non sono da sottovalutare
neanche le tempeste in pieno oceano che potrebbero danneggiare le
piattaforme compromettendo gravemente il funzionamento.
Altre
applicazioni americane hanno sollevato l’ipotesi di unire le tecnologie
OTEC con l’HDD (horizontal directional drilling) e turbine a
idrocarbone per aumentare l’efficienza: anche il liquido utilizzato per
la generazione di pressione per le turbine potrebbe essere rivisto
dando vita a sistemi misti con l’utilizzo del propano R-290, un
eccellente fluido alle basse temperature che passa da liguido a gas e
viceversa molto semplicemente. Altri brevetti depositati in questa
direzione utilizzerebbero la produzione di un impianto solare
installabile sulla piattaforma per fornire un boost di
acceleratore di stato al gas propano.
La
sfida di portare la tecnologia su grande scala è stata raccolta dal
fondatore dell’OCEES, Krock, che sta seguendo per una grande
società la realizzazione di un impianto OTEC in Indonesia con una
potenza prevista di 100MW per generare addirittura idrogeno. Il costo
della struttura viene attualmente preventivato in 750-800 milioni di
dollari con un tempo di messa in opera di circa 2-4 anni. Il costo,
secondo gli ultimi studi, permetterebbe di generare energia ad un costo
di 17 centesimi di dollaro per KWh contro i 25 cent attuali applicati
alle vendite residenziali da energia prodotta con petrolio.
La
dimensione conta ancora di più quando si paragonano i nuovi costi alle
precedenti stime di costruzione per impianti di piccole dimensioni che,
per produrre 5 Megawatt, necessiterebbero da 80 a 100 milioni di
dollari di investimento. E’ di fondamentale importanza quindi riuscire
ad arrivare su grande scala per sfruttare le economie che ne derivano:
ad esempio i costi di installazione e dei tubi non sono proporzionali
al dimensionamento dell’impianto e si otterrebbe un costo decisamente
inferiore per la produzione di energia elettrica.
Gli
impianti OTEC non producono soltanto energia: le applicazioni di una
gestione dei flussi di acqua fredda e calda sono molteplici e i
benefici di efficientamento degli impianti ricadrebbero positivamente
sull’indotto. Come già emerso è possibile creare, attraverso il
processo di generazione di pressione, acqua potabile da poter usare sia
per usi domestici che per usi commerciali. Senza contare che la città
di Toronto è scesa in campo per utilizzare l’acqua dell’Ontario al fine
di raffreddare gli edifici. Pescando dal fondo del lago si potrà
beneficiare di una temperatura molto più ridotta che consentirà di
risparmiare a regime decine di MW di energia elettrica.
Il
principio può essere quindi utilizzato per i sistemi di aria
condizionata permettendo un risparmio annuale da 200.000$ a 400.000$
secondo le stime del dipartimento americano dell’energia. Il processo
produttivo genera inoltre scarti di plancton e microorganismi che
potrebbero essere riutilizzati su impianti di acquacoltura. Ultimo
punto ma forse il più importante è che il processo genera energia
pulita che può essere utilizzata per l’estrazione dell’idrogeno tramite
elettrolisi.
Perché quindi questa tecnologia è
rimasta ancora così sconosciuta? E’ conveniente produrre energia dal
mare?
Le
centrali elettriche più convenienti sono quelle nelle quali viene
bruciato combustibile fossile e gas che permette un efficienza intorno
al 50%. Chiaramente le centrali a combustibile fossile contribuiscono
al riscaldamento glocable del pianeta e le conseguenze (disastrose)
sull’ecosistema non sono quantificabili a priori.
L’enegia
nucleare è vista come un’energia pulita quando invece ci si dimentica
che viene eliminato sottoforma di dispersion o scorie circa il 50% del
combustibile utilizzato: la dispersione può avvenire nei fiumi, nei
mari o nell’atmostera. Oltre a possibili disastri nucleari infatti
bisogna considerare i costi legati al decommissioning, oneri nascosti o
volutamente tali che potrerebbero ad un costo effettivo decisamente
superiore.
Può
sembrare ragionabile confrontare quindi i costi di una energia “pulita”
come il nucleare con la tecnologia OTEC, espressa in euro su kilowatt.
Gli
attuali costi di una centrale “all’atomo” sono forniti dalla Finlandia
dove è in costruzione l’impianto (con notevole ritardo, consegna
prevista nel 2009 con l’ultima tecnologia EPR (European Pressurized
Reactor).
Areva
e Siemens hanno pianificato un impianto da 1600MW ad un costo iniziale
di circa 3 miliardi, oggi lievitato fino a 10 miliardi. La previsione
iniziale di 2383 euro a KW verrà ampiamente sorpassata, nonostante
siano stati introdotti i nuovi reattori Westinghouse AP-1000 derivati
dai predecessori AP-600 con un costo di realizzazione di circa 900 euro
per kW. Un costo base più prudenziale di 1100 euro a kW può essere
preso come standard produttivo teorico: i costi reali della nuova
centrale finlandese aprono uno spiraglio molto importante
sull’effettiva convenienza a causa di una triplicazione della spesa
intercorsa nella realizzazione.
Quanto
costa invece un impianto OTEC? Dalle numerose e diverse previsioni di
vari esperti americani e indiani, un impianto da 200 MW teorico
permetterebbe di generare 240 milioni di litri al giorno, con un
beneficio complessivo sul sistema che porta ad un costo/rendimento di
1400 euro a kW.
La
prima conclusione è quindi che una piattaforma OTEC può giustificare un
budget circa doppio rispetto a una centrare nucleare, includendo
lo stesso rendimento per potenza installata (1100 euro/kW) e il valore
della desalinizzazione (1400 euro/kW) che porta ad un rendimento totale
di circa 2500euro/kW.
Ragionando
su un periodo di 25 anni e comprendendo costi di mantenimento e di
funzionamento è necessario applicare ad un impianto OTEC un multiplo di
1,75 che porta ad un totale netto di benefici a 2400 euro/kW, oltre il
doppio del costo di un impianto nucleare.
I
costi sono rilevanti nel ciclo OTEC aperto ma sono parte integrale del
funzionamento e della generazione di energia: ciò implica che non vi
saranno extra costi significativi. Mantenere un sistema di Osmosi
inversa per 25 anni permette di giustificare un budget di 3 volte
rispetto al costo del nucleare.
Un’ulteriore
conclusione emersa negli studi effettuati dall’associazione OTEC è che
se la desalinizzazione dell’acqua può essere raddoppiata si può
arrivare fino a un beneficio sostenibile investendo 5 volte il costo di
una centrale atomica.
Nonostante
non sia una tecnologia testata sul lungo periodo mostra uno spiraglio
teorico della propria convenienza. Perché allora non viene effettuato
un serio test? Gli ostacoli sono considerevoli anche se non
insormontabili: in primis vi è lo status legale delle piattaforme
posizionate in aperto oceano. I costi inoltre rimangono incerti su
impianti di grandi dimensioni ma alcuni studi americani affermano come
sia possibile teoricamente arrivare a costi vicini ai 7 centesimi per
kWh con le ultime sperimentazioni.
Qual
è allora il vero motivo dei mancati investimenti? Il rischio derivato
dall’altissima intensità di capitale e una mancanza di garanzia
dell’investimento nell’evolversi del tempo.
Le altre energie rinnovabili, nonostante abbiano ancora numerosi
problemi anche a livello di impatto ambientale (ad esempio lo
smaltimento dei vecchi pannelli fotovoltaici) richiedono investimenti
più ridotti e hanno un tasso di rischio inferiore.
In una situazione di crisi che coinvolge tutto il contesto
internazionale si conferma che è necessario mostrare il prima possibile
nuovi successi dell’OTEC ai finanziatori o le sperimentazioni attuali
presso le Hawaii e nelle altre isole tropicali rimarranno tali.
La
ricerca di energia pulita porta il futuro davvero vicino, insieme al
grande tramonto della lobby del petrolio e del nucleare.
Ocean thermal energy
conversion (OTEC) uses the difference between cooler deep and warmer
shallow or surface ocean waters to run a heat engine and produce useful
work, usually in the form of electricity.
A heat engine gives greater
efficiency and power when run with a large temperature difference. In
the oceans the temperature difference between surface and deep water is
greatest in the tropics, although still a modest 20oC to 25oC. It is
therefore in the tropics that OTEC offers the greatest possibilities.
OTEC has the potential to offer global amounts of energy that are 10 to
100 times greater than other ocean energy options such as wave
power[citation needed]. OTEC plants can operate continuously providing
a base load supply for an electrical power generation system.
Questo sito non rappresenta una
testata giornalistica, pertanto non può
considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del
7.03.2001.
L'autore, inoltre, non ha alcuna responsabilità per il contenuto dei
commenti relativi ai post e si assume il diritto di eliminare o
censurare quelli non rispondenti ai canoni del dialogo aperto e civile.
Salvo diversa indicazione, le immagini e i prodotti multimediali
pubblicati sono tratti direttamente dal Web.
Nel caso in cui la pubblicazione di tali materiali dovesse ledere il
diritto d'autore si prega di avvisare via e-mail per la loro immediata
rimozione (mareasistemi@gmail.com).
INFORMAZIONE LIBERA Art. 21
« Tutti hanno diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro
mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.»
Questo
sito è sotto licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Italia .
SVILUPPO
CULTURALE Art. 9
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca
scientifica e tecnica.
Condividi liberamente e cita la fonte.
http://creativecommons.org/licenses/by/2.5/it/